Biagio Landi

​Tutto è nato quando da bambino ebbe in regalo un pacchetto di plastilina. La manipolazione della materia e le sue infinite possibilità di trasformazioni allo scopo espressivo della fantasia si fece attraente e lo portarono poi ad approfondire il meraviglioso ed infinito rapporto uomo-materia  frequentando l’istituto d’arte di Salerno.
Oggi Biagio Landi si propone, al mondo dell’arte contemporanea, con una produzione artistica di notevole qualità, che si configura nella realizzazione di opere scultoree su basi piane, collocate nel grande filone dei “bassorilievi”, e a tuttotondo, monili, complementi d’arredo,  alternando periodi più realisti ( sia per le tecniche usate che per i soggetti scelti) a periodi più simbolici ,espressionisti ,certamente vicini alle correnti artistiche post-moderne.
Le sue opere rivelano grande personalità artistica dove cultura e fantasia, antico e moderno si fondono amabilmente.
Il Landi privilegia l’utilizzo dell’argilla. La materia nelle sue mani si fa docile, si arrende alla passionale ricchezza interiore dell’artista  favorendo  così un coinvolgimento globale che va dal cuore alle dita.  Ama sperimentare nuove forme visive, l’efficace inserimento  di elementi in legno e metallo, combinato alle colorazioni delle terre  animano cromaticamente le sue sculture.
Alla passione dell’arte associa quella della antica civiltà egizia. Parte della sua  produzione artistica è dedicata a quella  società, ne ripercorre la storia e la reinterpreta ponendo nel contempo un interessante problema sull’arte visiva dell’epoca. Quella civiltà, fortemente autoritaria  che, non riconoscendo  libertà individuale, imprigiona l’artista incatenandolo a formule stereotipe della tradizione, necessarie a perpetuare l’immagine di potenza del faraone, e del suo impero. Ed ecco che il Landi ha voluto dare risalto, rivalutandole e riscattandole, a figure per antonomasia di secondo piano ma fortemente significative, dallo schiavo portatore al mummificatore, senza le quali oggi non avremmo importanti testimonianze. Rappresentativa della tematica è  Contaminazione corpi uniti si rialzano ed innalzano liberandosi dai legacci che per tanto tempo li hanno tenuti imbrigliati e Un’altra stella, una mummia che si spoglia delle sue bende e protende il braccio-piramide verso l’alto, a indicare una nuova luce.

​”Il mio Egitto” di Biagio Landi:

“…Piramidi che prendono la forma di vele, assorte e regali regine, divinità misteriose e inedite mummie egizie. 
Vere e proprie emozioni plastiche, un sogno antichissimo rivissuto che restituisce tutta la suggestione di una civiltà millenaria. Le sculture esposte trasmettono un fascino primigenio, cui si aggiungono intrecci complessi e contraddizioni, somma di allineamenti mentali e prospettici contemporanei. Biagio Landi compone la narrazione unendo i tasselli di puzzle, insegue le infinite storie presenti nei simboli e nelle fonti ispiratrici, le ripropone con l’argilla, i cotti e la ceramica decorata, lasciando intuire, oltre la rappresentazione immediata, il canto profondo e più segreto di questo antico popolo.
Un incrocio di culture e di storia che sembra scorrere, ancora oggi, in questo percorso espositivo, come profilo di un fiume generoso verso un’altra foce che l’artista ha voluto suggerire. Nefertiti, La Sfinge, Cleopatra ma anche Dei o GIZA “l’altra sponda”; sono alcune opere di questa affascinante narrazione, materica e plasmata insieme a sollecitazioni emozionali e consapevoli riflessioni.
L’autorevolezza della regalità e della bellezza si combinano alla solennità del mistero e alla sacralità divina, ma al rigore estetico e alla suggestione visiva immediata, l’artista unisce un suo personale simbolismo, è l’altra foce di epifanie di libertà e istanze di rottura delle gerarchie, le ritroviamo  attraversare altre sculture in esposizione.
Sulla copertina della piccola brouchure illustrativa la scelta figurativa del potente occhio di Horo, sovrastato dal sopracciglio e con all’ingiù una spirale, emblema di prosperità e potere regale, ma anche sguardo all’aldilà, è la migliore sintesi dello sguardo dell’artista, teso nel cogliere, in un passato indefinibile, frammenti tra i più significativi per una narrazione contemporanea.
E la magia della ricerca ci è restituita pienamente. Horus “Verso Orione” è scultura-sintesi di questo sguardo che indaga il molteplice per arrivare alla somma del “suo” Egitto. Forme riconoscibili insieme ai recessi di voci inespresse,  dove ascoltare un canto intimo e commovente, ma anche ribelle e sofferto. Attraverso la materia plasmata e gli inserti di ceramica policroma dai vividi colori, che evocano preziosi turchesi e coralli, prende forma  l’effige della regalità ed il suo lato oscuro, la grandezza delle piramidi che è magnificenza ma anche dolorosa fatica. Al silenzio di ‘schiavi portatori’ l’artista rende omaggio: le figure emblematiche Il Portatore e Il Mummificatore assunte nella dimensione dialettica corpo/spirito sono gli assi portanti del sogno dei Faraoni, senza gli ‘eserciti silenziosi’ e quanti catturavano corpi (ed invero anche anime ), forse l’Egitto avrebbero conosciuto l’oblio. Regina e Un’altra stella sono le opere di approdo.
E pure provocatorie. La prima pervasa da un anelito di dolorosa ribellione,  in cui la sofferenza della donna costretta da fasce metalliche è segno di rivolta protesa alla catarsi, l’altra una mummia che si toglie le bende levando in alto il braccio,  a significare la ricerca della nuova era. Diventano contaminazioni culturale in cui l’atto disobbediente è sinonimo di riscatto. E di grande forza emotiva, evocativa ed impatto visivo è Contaminazioni un incrocio di argille plasmate, più corpi mutano in un unicum proteso verso nuovi orizzonti, una novella statua della ‘Libertà’ per una “primavera” che ha accomunato popoli arabi e nordafricani in rivolte e moti di piazza, al grido di democrazia e cambiamento.
Hanno creduto in questa mostra tematica, e nella sua formula narrativa,  il Presidente dell’Associazione ‘Daedalus’ la dinamica operatrice culturale Belinda Villanova, impegnata da sempre nella promozione di artisti emergenti e nel dialogo tra il mondo dell’associazionismo e quello dell’arte variamente declinata, ma anche la prestigiosa Accademia d’Egitto a Roma che ha deciso di ospitare ‘in autunno la mostra nelle sue aree espositive. Egitto e Italia, terre affacciate sul mare e popoli di viaggiatori, non è escluso, allora, che l’allestimento non attraversi il Mediterraneo per sbarcare direttamente in Nord Africa, il dialogo interculturale tra i popoli passa pure attraverso l’arte e la promozione di messaggi di pace. Ancor di più in epoche di grandi conflitti.
Marisa Paladino